Vincenzo Florio
Vincenzo Florio era il più piccolo della nidiata messa al mondo da Ignazio Florio Senior e Giovanna D’Ondes Trigona. Nacque a Palermo il 18 marzo del 1883 e morì ad Epernay in Francia il 06 Gennaio del 1959. Il geniale rampollo di Casa Florio visse un’intensa vita di relazione con i più qualificati ambienti dello sport e della cultura.Sposato nel 1909 con Annina , figlia del principe Alliata di Montereale non fu fortunato.Il matrimonio non durerà a lungo , Annina morirà due anni dopo stroncata dal colera.Dopo qualche anno Vincenzo incontrerà a Parigi la bellissima modella Francese Lucie Henry,la donna della sua vita piena d’estro e di fascino che poi sposerà e dalla quale non potrà avere dei figli..
Durante la bella epoque aveva vissuto al fianco del più celebre fratello ma non per questo era rimasto nell’ombra. La sorte per Vincenzo unico fratello maschio di Ignazio Florio ,fu meno fortunata per modo dire . A Vincenzo ad un certo momento si puntò per dare la sospirata continuazione al nome dei Florio.Ma i tempi che lo attendevano non erano favorevoli.Inoltre incombeva la grande guerra e le vicissitudini della famiglia aumentarono a dismisura oltre ad una serie di eventi luttuosi molto gravi .
Fu un grande continuatore della Famiglia e si sostitui a loro nell’organizzazione di manifestazioni che avrebbero dovuto dimostrare al mondo che il nome dei Florio e della città di Palermo che era pur sempre grande.E venne fuori un avvenimento veramente eccezionale ,che prese il nome di “Targa Florio”,la corsa automobilistica che,la prima volta nel 1906 , riunì attorno ai Florio tutta quella elite mondiale davanti alla quale Donna Franca si presentò nel pieno del suo splendore, fresca reduce di un ballo a palazzo reale al quale aveva preso parte con un diadema di brillanti e il vestito bianco coperto di strass con lo strascico.Fu proprio Donna Franca a consegnare al vincitore della corsa il bassorilievo della Targa che Rene Lalique aveva modellato nello stile dell’art nouveau .La corsa grazie a Vincenzo ebbe poi uno sviluppo tale che in seguito per ospitare i concorrenti a Cerda ,vicino Palermo,fu costruito un villaggio al quale fu dato il nome di Floriopoli.Il Cavaliere Vincenzo ,agendo sempre in campi totalmente diversi dal Fratello,organizzò anche la manifestazione turistica-sportiva denominata :”Primavera Siciliana che includeva gare di tiro a volo ,manifestazioni ippiche, aviatorie con concorrenti che giungevano da tutte le parti del mondo. Ma Vincenzo aveva una passione insanabile per le corse automobilistiche alle quali lui stesso partecipò e vinse, mostrando abilità notevole nella guida, e un pallino fisso nella sua mente che restò scolpito, dopo avere visto parecchie edizioni della famosa “Mille Miglia”: organizzare una gara lungo un percorso situato sulle Madonie, che avrebbe attraversato parecchie località e che avrebbe mostrato al mondo le bellezze della Sicilia.
L’idea della corsa nacque in Francia a Rochefort e dopo, negli uffici della rivista automobilistica dell’epoca “L’Auto”, si mise nero su bianco grazie anche agli uffici di Gordon Bennet. Quando ci fu la certezza che la corsa venisse disputata, Vincenzo Florio telegrafò al Conte D’Isnello a Palermo, inviando questo messaggio: “A l’Auto tutto bene! Pregoti scegliere percorso privo passaggi a livello, invia urgentemente at Henry Desgrange “L’Auto” – Parigi - pianta percorso chilometri e attraversamenti – Grazie Abbracci. Vincenzo” . Così nacque la mitica Targa Florio.
Venne fuori un avvenimento mondano eccezionale che riunì tutta quella elite mondiale davanti alla quale Donna Franca si presentò inizialmente finchè fu in auge , in tutto il suo splendore e qualche apparizione fugace di Ignazio.
Inoltre, alla gara si affiancarono manifestazioni connesse come abbiamo detto sopra alla “Primavera Siciliana” come gare di tiro a volo, corse ippiche sotto l’egida di Ignazio, Vincenzo curava la parte organizzativa e sportiva della manifestazione.
Nel 1909 come sopra accennato, Vincenzo Florio sposò la principessa Annina Alliata di Montereale, giovanissima bellezza dell’aristocrazia siciliana.
Il matrimonio tra Vincenzo e Annina fu all’inizio movimentato ma felice. Dopo il viaggio di nozze essi si portarono dietro un coccodrillo che misero poi nel laghetto dell’Olivuzza.Col tempo il coccodrillo crebbe e divenne un pericolo per tutti per cui fu necessario ucciderlo .Vincenzo aveva una passione per gli animali non per nulla lo stemma di famiglia era rappresentato da un leone.Poi aveva aveva di tutto ,uccelli esotici, cani, gatti e scimmie, addirittura quest’ultima gli provocò dei problemi in un grande albergo. Due anni dopo purtroppo , quando ancora non era diventata mamma, la sposina di Vincenzo Florio morì di colera, al termine di una straziante agonia.Fu una tragedia notevole per quest’uomo intraprendente e forte e per questo si rese conto che la sorte avversa dei Florio, doveva essere combattuta con perseveranza.
Vincenzo aveva condotto una vita piena di godimenti, molto dispendiosa ancor più di quella di Ignazio, amava molto le avventure femminili, al pari di Ignazio.Ebbe varie relazioni tra queste quella con con la nobildonna Russa Elena Bariatvsky.
Si risposò nel 1912 con Lucie Henry una francese nata a Epernay dalla quale non potè avere dei figli.
La seconda guerra mondiale sorprese i due coniugi a Roma. Nel ’44 dovettero interrompere qualsiasi rapporto con i parenti in Sicilia per cui furono costretti a vendere qualche gioiello di famiglia per sopravvivere, ma i tedeschi li tenevano sotto controllo e per questo motivo vennero arrestati e fatti prigionieri.
Solo grazie ai buoni uffici della nipote Giulia Afan de Riveyra, figlia di Donna Franca, Vincenzo e Lucie riacquistarono la libertà. Due giorni dopo molti dei loro compagni di cella morirono alle fosse Ardeatine… Ma la stella dei Florio si avviava al tramonto.
Nel 1947 morì Giulia sorella di Vincenzo e Ignazio, nel 1957 mori Ignazio all’età di 88 anni. Nel giorno dell’epifania del 1959 Vincenzo moriva a 77 anni lontano dalla sua Palermo, a Epernay in Francia.
Dopo la guerra Vincenzo, ritornato a Palermo, aveva ripreso in mano l’organizzazione della Targa grazie anche all’aiuto del nipote Cecè Paladino e Raimondo Lanza di Trabia, ma le difficoltà finanziarie erano enormi. La sua presenza nelle tribune di Cerda era sinonimo di sicurezza per tutti i partecipanti e di buona riuscita della manifestazione. Ottenne il premio di ”Benemerito dello sport”, consegnato dal famoso giornalista Giovanni Canestrini. Alla fine del 1958 manifestò il desiderio di ritornare nella sua Epernay, poi si seppe del suo ricovero in una clinica per problemi di cuore. Il Cavaliere ebbe il presentimento della fine. Prima di morire dopo avere ripercorso tutta la sua vita, sussurrò al nipote Vincenzo detto Cecè queste parole: “La Targa non deve morire con me, deve continuare. Lascio a te quest’incarico. Promettimi che lo manterrai.” E Vincenzo lo promise. La notizia della sua scomparsa si diffuse per il mondo. Là era nata l’idea della più antica CORSA DEL MONDO. Il caso aveva voluto che proprio in quei luoghi dovesse finire i suoi giorni colui che l’aveva elaborata.. Vincenzo Florio visse nel suo tempo per creare una leggenda che non è mai morta.
Codesto articolo è molto scritto come si deve, così
come l’intero blog (http://www.latargaflorio.it) .
Da frequente fan, continuate così.
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