Nel variegato mondo dei piloti professionisti e dilettanti, testimoni di un epoca storica dell’Automobilismo in Sicilia, merita un posto di tutto rispetto il pilota nisseno ultranovantenne Angelo Lo Monaco nativo di Caltanissetta, corridore del dopoguerra per pura passione sia sulle moto che sulle autovetture(Ermini e Stanguellini) che abbiamo avuto il piacere di incontrare nella sua abitazione nella sua città.Oggi, mentre riproponiamo l’intervista d’allora, Angelo Lo Monaco ha compiuto cento anni , quando lo abbiamo incontrato ne aveva novantacinque.Per questo motivo abbiamo riproposto quella intervista a questo pilota d’altri tempi che ha percorso le polverose strade Siciliane e che ha avuto la fortuna di incontrare tanti piloti che hanno fatto la storia dell’automobilismo in Sicilia oltre ad avere vissuto buona parte di grandi episodi di questo secolo denso di avvenimenti.
Ecco l’intervista d’allora:Già qualche tempo fa la redazione della rivista “Auto d’epoca” si era occupata di questo coraggioso e intrepido pilota del primo dopoguerra ,ancora vivente,descrivendone le sue qualità.
Oggi sollecitati dalla curiosità e dal gentile invito della famiglia, lo abbiamo incontrato nel suo salotto di casa circondato dall’affetto delle figlie e dei nipoti, ancora lucido e presente a se stesso nonostante la veneranda età di 95 anni anni.Raggiante e felice per la sorpresa accanto al suo nipote Andrea anch’egli con la fissa delle moto, come il suo prestigioso nonno, ci comincia a raccontare con grande dovizia di particolari, la sua vita, le sue esperienze sia in auto che in moto.
Angelo Lo Monaco, classe 1914 comincia la sua carriera con le gare amatoriali in compagnia di qualche amico fidato.Nato con Il pallino della meccanica , la vettura o la moto da preparare e da migliorare è per Lui il punto nodale della sua passione, pistoni testate smontate , cilindri e quell’odore tipico nell’ officina di olio di ricino che serviva per migliorare le prestazioni, fanno il resto.
Il giovane Angelo agli inizi della sua carriera lavora alle dipendenze del pilota motociclistico nisseno, Albino Ferrara uno dei più bravi piloti nisseni dell’epoca,da Lui apprende tanti insegnamenti che nella sua vita lo accompagneranno sempre.Acquista una Guzzi R.150 e qualche tempo dopo la cambia con una più potente.Nel periodo fascista,Angelo partecipa a Predappio nella corsa motociclistica:”Coppa terre del duce”, dove ottiene dei buoni piazzamenti sobbarcandosi le spese con l’allora Associazione fascista.Nel 1936 purtroppo la morte di Albino Ferrara in un incidente nei pressi di Roma prima del secondo conflitto mondiale, lo prova non poco, Angelo aveva per Lui una venerazione non comune , da Lui aveva carpito quei piccoli segreti che sono un grande bagaglio per chi ha voglia di correre e farsi strada nel mondo motoristico dell’epoca.
Purtroppo deve partire da Caltanissetta per il Servizio militare.Viene destinato presso l’allora Regia Aeronautica dove Angelo ha modo di ampliare le sue esperienze oltre che migliorarle nello smontaggio e montaggio de famosi motori turboelica dei caccia bombardieri Caproni e Siae Marchetti.Non ci poteva essere scuola migliore per uno nelle cui vene scorreva olio di ricino.
Nel dopoguerra difatti egli apre a Caltanissetta la sua officina meccanica che in seguito diventerà una delle più note in città..Riprende il vecchio discorso con le corse interrotto da giovane ma questa volta con le auto e in coppia con il fratello partecipa in Sicilia alle gare più importanti di durata del dopoguerra , fra tutti spicca il famoso Giro di Sicilia,, La Targa Florio, la Monte Pellegrino. Si cimenta a Enna con il mitico “giro della cravatta” corre a Pergusa e partecipa alla Catania-Etna alla Coppa Nissena e corre sul circuito di Siracusa, fino a quando fu agibile per le corse con una 1100 Fiat “Coppa d’oro”.Saranno quelli per Angelo anni indimenticabili
Durante queste sue esperienze da corsa, conosce il BaroneLa Motta con il suo meccanico personale Ciccio Faraco, Raimondo Lanza di Trabia, Piero Taruffi, Antonio Pucci, Tazio Nuvolari,Clemente Biondetti, Ascari, Maria Teresa De Filippis e il mitico Vincenzo Florio oltre all’allora giovane Nino Vaccarella che si affacciava nel mondo delle corse. Tante le foto che lo ritraggono in mezzo a tanti campioni del passato.
In una delle tante foto della sua collezione si vede Raimondo Lanza di Trabia che si accascia per il dolore non appena viene a conoscenza della morte per incidente durante un giro di Sicilia, del Barone La Motta e del suo meccanico Ciccio Faraco amico fraterno del “dandy” Palermitano.
Angelo quando correva aveva delle caratteristiche ben precise , era coriaceo, non si arrendeva e il piede sull’accelleratore lo sapeva dosare con molta dimestichezza..
Ci racconta che durante una gara nel Nord Italia alla fine degli anni50, hamodo di fare conoscenza con Enzo Ferrari e la sua Scuderia che vedendolo correre e apprezzandone la voglia e la grinta che ci metteva, lo prese in grande simpatia affibiandogli: il nomignolo di “nipotino”.Racconta Angelo:
“Appena Enzo Ferrari mi vide transitare con la mia vettura mi fece segno di entrare nel box dove erano alloggiate le Ferrari di Biondetti e Cortese e diede disposizione ai suoi meccanici di smontare il motore della mia vettura.”A quel punto dice Angelo ero confuso per l’onore che mi era stato dato ma nello stesso tempo fremevo per partecipare alla corsa..Ferrari molto bonariamente mi esortò ad avere fiducia e credere sempre in me stesso e nelle mie possibilità.
Nel pomeriggio precedente il giorno della corsa, tornai e con mia somma sorpresa constatai che la vettura era pronta e rimontata.(non vi dico la gioia).
Saltai sulla vettura e man mano che inanellavo giri, la vettura era bella da guidare e performante.
Figuratevi la gioia per uno come me che per correre faceva salti mortali calandosi contemporaneamente in tre persone distinte: prima da concorrente, poi pilota e infine meccanico, ra cosa non da poco.Fu una grande soddisfazione per me avere avuto l’onore di avere usufruito dei favori di Enzo Ferrari e del suo staff meccanico.
Durante le prove precedetti per un giro nientemeno che Biondetti conla Ferrari, soddisfazione effimera ma bellissima per un giovane come me entusiasta e passionale.
Mi sentivo di fare con quella vettura un ottimo tempo.Mi accorgevo che la vettura rispondeva bene alle mie sollecitazioni., e feci una ottima gara nella mia classe di appartenenza.
Durante una Monte Pellegrino nella quale ai nastri di partenza figurava Tazio Nuvolari Ero quasi alla fine della corsa quando la sorte mi riservò un’amara sorpresa a poche centinaia di metri dall’arrivo, persi il controllo della vettura a causa dello scoppio di un pneumatico.Feci un volo di15 metrinella scarpata sottostante.
L’incidente a detta dei presenti fù pauroso, la mia fortuna consistette nel fatto che venni sbalzato fuori , in caso contrario sarei morto scacciato dal peso dell’auto e questo mi salvò la vita.Nonostante tutto persi un occhio e la convalescenza fu lunga e pesante.
L’auto venne tenuta in custodia nel giardino della villa del Principe di Belmonte; la vettura era totalmente distrutta, ma gli attestati di stima furono tantissimi.
Ricordo che in quel periodo si susseguirono in ospedale visite continue del BaroneLa Motta, di Raimondo Lanza di Trabia e di Chiaramonte Bordonaro, non dimenticherò mai il loro affetto e la loro stima a non demordere mai, qualità che cerco di trasmettere a mio nipote Andrea che corre in moto.
L’avvicendarsi di questi mitici cavalieri del rischio nella vita di Angelo lo rendono avezzo a qualsiasi tipo di esperienza..
Racconta Angelo della morte per incidente durante una partecipazione con la sua vettura, a un
“giro di Sicilia” del BaroneLa Mottacon il fido Faraco. In prossimità di un controllo Angelo si accorge che in quel punto c’è trambusto e vede due lenzuola che ricoprono due corpi distesi sul selciato, Angelo intravede senza certezze, prima Faraco e più avantiLa Motta.riversi per terra.Viene poi a sapere che quei corpi appartengono realmente a La Motta e Faraco.Nel raggiungere il traguardo fù un dolore immenso immenso ripensare a quei corpi riversi sull’asfalto.Ma a quel punto la corsa non èbbe più senso .All’arrivo a Palermo ricordo l’atmosfera cupa e il dolore oltre il pianto irrefrenabile dell’amico Raimondo Lanza(direttore di corsa) che non sapeva darsi pace per la morte del suo caro amico e compagno di una vita, BaroneLa Motta..
Nella sua carriera Angelo Lo Monaco ottiene de buoni risultati nella sua classe di appartenenza oltre a qualche vittoria.
A Enna fa amicizia con Antonio Pucci e conosce il Papà di questi, Giulio Pucci.
Quando gli chiediamo cosa ricorda delle sue esperienze che lo hanno colpito in positivo, subito il suo ricordo va alle donne eleganti che frequentavano le Tribune di Cerda in occasione della Targa Florio e la figura di Don Vincenzo Florio quando si apprestava a dare il via alla corsa.Un fascino ormai perduto.Ha gareggiato oltre che con le moto con la 1100 Fiat “Coppa d’Oro” , conla Erminie conla Stanguellini.ACaltanissettaera uno dei pochi a possedere una vettura da competizione.
Ricordi incancellabili per Angelo Lo Monaco e la sua Famiglia che ci hanno regalato questo suo amarcord di esperienze vissute che ci hanno fatto trascorrere una giornata particolare.
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